Tornare…

ImmagineAnche le vacanze sono finalmente arrivate…

fino a ieri c’erano i risultati da consegnare al prof, il regalo di L. che doveva ancora arrivare da Amazon, il pensierino per i padroni di casa da consegnare in un orario che fosse umano (cioè prima delle 22 e dopo le 9), casa da pulire, il frigo da svuotare, i pacchettini da fare e consegnare.

Ieri ci sono stati anche i saluti, ciao caro L!

E poi finalmente torni a casa, dopo un viaggio sotto una pioggia/neve incessante, qualche coda, mille discorsi con la mia nuova compagna di avventure A. e in cui, in ordine, ho mangiato: un kinder maxi king, dei biscottini Milka, un altro kinder maxi king, altri biscottini e un panino con le sofficette (che hanno rischiato di fare il viaggio Italia-Germania-Italia, ma si sono fermate all’altezza della Svizzera).

E’ bello tornare a casa, sapere che c’è un luogo in cui si può sempre trovar riparo e che sempre ci accoglierà. Casa per me non è un luogo, ma sono le persone che amo. Sono la mia famiglia che ogni volta mi aspetta a braccia aperte.

Tornare a casa significa anche essere scaraventati in quel mondo da cui un po’ sto scappando. Quello della piccola posta di paese in cui l’età media dei clienti è 70 anni e il dipendente ti parla con quel modo altezzoso, come se parlasse con una deficiente. Se il tuo pos non legge il bancomat tedesco, non è colpa mia e so bene da quanti numeri è composto il pin, non ho bisogno che me lo ripeti tu 3 volte.

Tornare significa ritornare nel traffico, che 4 giorni prima di Natale è amplificato in modo esponenziale. Dopo quasi due ore di macchina, mezz’ora in posta e altrettanti dal fotografo:

“Si ciao, vorrei fare il passaporto, dove devo andare?”

“Guarda l’ufficio è appena chiuso e poi sei nella sede sbagliata..”

A Natale però sono tutti più buoni, e un ragazzo che era lì mi ha offerto un passaggio, tanto andava anche lui in quest’altra sede. Io ho subito accettato, per poi pensare mentre salivo in macchina:

“Ma da quando salgo in macchina con gli sconosciuti??”

Dopo aver scoperto che era un poliziotto, ho tirato un sospiro di solievo..vivere all’estero ti porta anche ad essere meno sospettosa nei confronti degli altri (certamente sempre nel limite del normale..).

Alla fine non so se è stato il Natale, l’essere una ragazza, i grandi sorrisi a tutti o semplicemente la gentilezza dei poliziotti, ma  sono riuscita a fare il passaporto anche se l’orario ufficiale era già passato. Tra due settimane potrò ufficialmente volare dove vorrò e questo potrà essere molto pericoloso!

Tornare a casa sono tante emozioni ogni volta, grandi e piccole cose… come alzare gli occhi e vedere un cielo blu.